La non banalità del mare. L’arte può “salvare” l’infinitamente Altro
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https://doi.org/10.13138/2037-7037/2668Resumen
Tutto imprescindibilmente parte dal corpo, il nostro e dell’Altro, entrambi portatori di segni. Il corpo si fa corpus nel processo di signifi- cazione e di ibridazione. Quando scopriamo che il sé subisce un processo di omologazione, il sé diviene anch’esso globale, dimenticando la differen- ziazione e il riconoscimento dell’Altro come tensione creativa. In qualche modo, più vediamo il mondo uniformarsi, più ci rendiamo conto. Ma chi è veramente l’Altro? Può davvero la bellezza salvarci? Può l’arte avere la consapevolezza di essere politica? Attraverso alcune pratiche estetiche si “narra” il fenomeno complesso delle migrazioni e l’avanzare delle estreme destre nel mondo. Attraverso ciò che chiamiamo arte traduciamo questo fenomeno complesso.
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Everything inevitably starts from the body, our body and that of the Other, both bearing signs. The body becomes corpus in the process of signification and hybridization. When we discover that the self enjoys a process of homologation, the self also becomes global, forgetting the differentiation and recognition of the Other as a creative tension. Somehow, the more we see the world conform, the more we realize. But who is really the Other? Beauty will save the world? Can art have the awareness of being political? Through some aesthetic practices we “narrate” the complex phenomenon of migrations and the rise of the Right-Wing Populism in the World. Through the art we translate this complex phenomenon.