Corpi mutanti: lo specchio-dispositivo
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https://doi.org/10.13138/2037-7037/1050Abstract
Corpo da luogo utopico a spazio eterotopico in direzione di una metodologia eroptica antropologica. Il corpo nella sua ambivalenza simbolica muta nelle contaminazioni del XXI secolo.
Foucault partendo da Marcel Proust cerca un luogo che sia il contrario di un’utopia. Quel luogo si chiama corpo. Esso si trova altrove, in uno spazio altro dal mondo, in una zona di frontiera, oltre il confine del Reale. Per Foucault sono i meccanismi di potere che si indirizzano al corpo che diventa forza utile solo quando è contemporaneamente corpo produttivo e assoggettato.
La tecnologia del potere investe sul corpo codificandolo e disciplinandolo.
Lo spazio si apre allo scarto, alla distanza e svela come il linguaggio sia la più ossessiva delle metafore. Lo spazio è un luogo altro, dislocato, come la nave che è l’eterotopia per eccellenza. Nella civiltà senza navi, i sogni si inaridiscono.
Gli spazi eterotopici sono connessi con tutti gli altri spazi in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l’insieme dei rapporti che essi stessi designano, riflettono o rispecchiano. Le utopie consolano, mentre le eterotopie inquietano. La transformazione silenziosa avviene tra un’utopia che si sviluppa nel suo valore ideale e lo spazio eterotopico in cui il corpo mantiene il suo corpus in un luogo senza luogo, per poi incarnarsi nel momento della connessione alla Rete in una dimensione virtuale: l’avatar. Nel Web il corpo si trans-forma, perde gender, gli organi si aprono al sex appeal dell’inorganico. Il corpo si guarda, si riempie di occhi e muove verso una metodologia eroptica. Il desiderio dello sguardo si moltiplica quando il corpo si connette nell’avatar. L’eroptica addestra lo sguardo nuovo, fornendo una riscrittura dell’occhio, aprendosi ad una condizione polisensoriale, dove l’avatar cambia la sua identità multi-individuale incorporata nei feticci digitali: occhio e desiderio erotico si mescolano. Lo sguardo non ha più bisogno della profondità prospettica per essere ingannato. La vertigine della simulazione non controlla più il corpo che cerca di superare la sua inadeguatezza ri-nnovandosi. È qui che una trans estetica gioca con la filosofia del sentire, spostando il suo grado in una zona di frontiera che supera lo schermo, entrando nel cyberspazio, dove il corpo si metamorfizza, transita e riceve altri corpi metaforici-mutanti e moltiplicati.