Dubbio, certezza, decisione, verità. La coscienza del giudice e l’interpretazione del giurista nella giustizia civile dall’età moderna all’«età dell’incertezza»
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Pubblicato
2020-09-14
Fascicolo
Sezione
Antropologie e Storie del diritto penale
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Edito dalle EUM - Edizioni Università di Macerata - e gestito dall'Università di Macerata, Dipartimento di Giurusprudenza, il Quaderno adotta la Licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International (CC BY-NC-ND 4.0).DOI:
https://doi.org/10.13138/2704-7148/2565Abstract
Il saggio illustra alcune riflessioni della dottrina giuridica sulle sequenze dubbio-certezza e decisione-verità. Si inizia ad esaminare la funzione dei dubia del giudice alle parti nel processo civile, dalle radici canonistiche delle «cause dubbie nei giudizi civili» a De Luca, Barbacovi, Bosellini, Romagnosi, il Progetto di Chiovenda, la Relazione di Calamandrei al ‘codice Grandi’. Si considera poi la riflessione sull’art. 3 delle disposizioni preliminari del codice civile italiano del 1865, che rende il «dubbio giuridico» un «valore per la giurisprudenza» (Del Vecchio, Brunetti, Ascarelli). Si ricostruisce il dibattito sui «dubbi dell’inesperto» e la «logica del giudice» (Guido Calogero, Calamandrei), e sui «dubbi» sul «costo della certezza della legge», l’«infallibilità del legislatore» (Carnelutti). Il saggio rileva che «dopo la «catastrofe» Capograssi poneva «dubbi sulla Costituzione», e che Carnelutti vedeva nel dubbio l’architrave della prova, un «rimedio», «che cerca la verità». Satta (auto)rappresentava la «scienza che dubita di sè»; la «crisi» – parola chiave degli anni Cinquanta – suggeriva ai giuristi di guardare al «giudizio» come alla «tutela del diritto»; il «formalismo legislativo» non pareva appagare la ricerca della «verità». Calamandrei rivedeva quanto sostenuto in Il giudice e lo storico, a proposito di una verità «senza aggettivi»; metteva in scena un «giudicante», che «doveva accontentarsi di un surrogato di verità che è la verosimiglianza». Carnelutti scriveva di «verità formale», «fissazione formale dei fatti». Capogrossi invitava giuristi e giudici a «credere nella verità» – posta fuori della «forza e della frode» – per «decidere, che è veramente la fine del dubbio». Nei primi anni Novanta Bobbio ha richiamato gli intellettuali a «seminare dubbi, non raccogliere certezze»; l’«odierna ‘incertezza’ del diritto» pone al giurista domande cruciali (Alpa, Grossi, Irti, Garapon, Giovanni Perlingieri).The essay illustrates some reflections of the legal doctrine on the doubt-certainty and decision-truth sequences. We begin to examine the function of the judge’s dubia to the parties in the civil trial, from the canonical roots in the «dubious causes in the civil judgments» to De Luca, Barbacovi, Bosellini, Romagnosi, the Chiovenda Project, the Calamandrei Report to the ‘Grandi code’. We then consider the debate on art. 3 of the preliminary provisions of the Italian civil code of 1865, which makes «legal doubt» a «value for jurisprudence» (Del Vecchio, Brunetti, Ascarelli). The essay reconstructs the discussion on the «doubts of the inexperienced» and the «logic of the judge» (Guido Calogero, Calamandrei), and on the «doubts» on the «cost of legal certainty», the «infallibility of the legislator» (Carnelutti). The essay notes that «after the catastrophe» Capograssi posed «doubts about the Constitution», and that Carnelutti saw in doubt the lintel of evidence in civil trial, a «remedy», «that seeks the truth». Satta (self) represented the «science that doubts itself»; the «crisis» – the key word of the 1950s – suggested that jurists look at «judgment» as «protection of the right»; «legislative formalism» did not seem to satisfy the search for «truth». Calamandrei revised what was argued in The judge and the historian, about a truth «without adjectives»; staged a «judge», who «had to be satisfied with a surrogate of truth which is verisimilitude». Carnelutti wrote about a «formal truth», a «formal fixation of the facts». Capogrossi invited jurists and judges to «believe in the truth» – placed outside the «force and fraud» – to «decide, which is truly the end of the doubt». In the early nineties Bobbio called intellectuals to «sow doubts, not to gather certainties»; today’s «legal uncertainty» poses crucial questions for the jurist (Alpa, Grossi, Irti, Garapon, Giovanni Perlingieri).
Parole chiave / Keywords: Storia della giustizia civile, interpretazione e coscienza del giudice, culture dei giuristi nel Novecento / History of civil justice, Interpretation and conscience of the judge, Cultures of jurists in the twentieth century.