«Interferenze culturali» per la Storia dell’Arte a Genova Giusta Nicco Fasola (1901-1960) ed Ezia Gavazza (1928-2019) / «Interferenze culturali» for the History of Art in Genoa Giusta Nicco Fasola (1901-1960) and Ezia Gavazza (1928-2019)
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DOI:
https://doi.org/10.13138/2039-2362/3089Abstract
Giusta Nicco Fasola (1901-1960) ed Ezia Gavazza (1928-2019), entrambe piemontesi, sono due donne che a Genova hanno sviluppato le loro carriere, entrambe segnate dalla passione per la storia dell’arte, con la prima nel ruolo di maestra prediletta della seconda. Vuole il caso che Giusta si fosse laureata in filosofia a Torino nel 1922, proprio l’anno in cui Ugo Ojetti apriva al pubblico di Palazzo Pitti la “Mostra della pittura italiana del Sei e Settecento”. Ancora nel 1990 Gavazza avrebbe criticato quell’evento, sulla scorta delle ‘note’ di Roberto Longhi, ma lo intese anche come propedeutico alla successiva “Mostra di pittori genovesi del Seicento e Settecento” (Genova 1938), da lei considerata come «il primo atto critico» su cui fondare (o rifondare) un’intera stagione di ricerca. Pur con una diversa intensità, le due studiose hanno trovato quindi nel XVII e nel XVIII secolo uno dei motivi di «interferenza culturale» che la proposta intende sondare.
Giusta Nicco Fasola (1901-1960) and Ezia Gavazza (1928-2019), both from Piedmont, are two women who developed their careers in Genoa, both marked by a passion for the history of art, with the former in the role of teacher favorite of the second. It so happens that Giusta graduated in philosophy in Turin in 1922, the same year when Ugo Ojetti opened the great “Mostra della pittura italiana del Sei e Settecento” to the public at Palazzo Pitti. Still in 1990 Gavazza would have criticized that event, on the basis of Roberto Longhi's 'notes', but he also understood it as a prerequisite for the subsequent "Mostra di pittori genovesi del Seicento e Settecento" (Genoa 1938), which she considered as «the first critical act» on which to found (or re-establish) an entire season of research. Although with a different intensity, the two scholars therefore found in the seventeenth and eighteenth centuries one of the reasons for «cultural interference» that the proposal intends to investigate.
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