Il “ruolo” della paura nel diritto penale e nelle scelte di politica criminale
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Edito dalle EUM - Edizioni Università di Macerata - e gestito dall'Università di Macerata, Dipartimento di Giurusprudenza, il Quaderno adotta la Licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International (CC BY-NC-ND 4.0).DOI:
https://doi.org/10.13138/2704-7148/2226Abstract
Una riflessione sul ruolo della paura nelle scienze giuridico-penalistiche implica mettere a tema un’emozione primaria a spiccata componente antropolo- gica. L’emozione, infatti, è una condizione complessa – che sorge in risposta a un determinato stimolo esterno o a esperienze affettivamente connotate – ed è generata da fattori che entrano in rapporto sinergico: la componente soggettivo-esperienziale, la componente fisiologica, a sua volta legata alle caratteristiche psicofisiche dell’organismo, e la componente spiccatamente espressiva.
Ekman classifica, per la prima volta nella psicologia occidentale, un numero circoscritto di emozioni riconosciute come “primarie” o “di base”: felicità, paura, rabbia, sorpresa, tristezza e disgusto. Per Plutchik, invece, il novero delle emozioni di base sarebbe più ampio: alla tassonomia elaborata da Ekman aggiunge l’attesa e l’accettazione.
Al di là dell’adesione a una specifica struttura classificatoria, è importante rilevare come le emozioni primarie siano considerate tali perché innate, ancestrali, riscontrabili in qualsiasi popolazione e perciò, in definitiva, comuni a tutte le epoche e le culture.