Il Suono come Metafora. Da 4’ 33” ai fumetti come spartiti per i soundscapes

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Pubblicato

2014-11-10

DOI:

https://doi.org/10.13138/2037-7037/1046

Autori

  • Andrea Garbuglia unimc

Abstract

Se per Voltaire «le metafore devono essere come un vetro che protegge gli oggetti, ma che li lascia vedere», allora il suono è senz’altro la metafora per eccellenza. Anzi, potremmo dire che la realtà trova nel suono la sua naturale dimensione metaforica. Ce ne accorgiamo ascoltando le opere soundscape, dove il valore musicale del suono emerge da un “nascondimento del mondo”. Infatti, anche nell’ascolto acusmatico, il mondo, con la sua concretezza visiva, con le sue coordinate dinamico-spaziali, con la sua pregnanza materica, continua ad essere comunque presente. È proprio in questa condizione, di per sé intrinsecamente metaforica, del mostrare nascondendo, o del nascondere mostrando, che il suono quotidiano si fa musica. Ci si potrebbe chiedere, quindi, perché non possa essere vero il contrario; perché le immagini silenti – come quelle dei comix – non possano essere considerate come le metafore visive di una dimensione acustica ad esse implicita; una dimensione di cui noi siamo chiamati ad essere gli autori, in un rimando di metafore che è come un infinito gioco di specchi. La risposta va cercata forse nella nostra effettiva capacità di valutare la potenza trasformativa delle metafore, in un contesto comunicativo che si va facendo sempre più pluriculturale e plurimediale.