KEN PARKER E L’INTERFERENZA SEMIOLOGICA TRA LINGUAGGI. L’ANALISI CINEMATOGRAFICA DEL FUMETTO E LA TEORIA DI CHRISTIAN METZ

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Pubblicato

2014-10-27

DOI:

https://doi.org/10.13138/2037-7037/983

Autori

  • Angelo Piepoli unimc

Abstract

Il breve intervento che segue nasce principalmente da due ordini di motivazioni. In prima istanza, c’è la nostra autentica passione per i due linguaggi della narratività che, qui di seguito, andiamo a considerare; poi, l’affetto per alcune memorabili storie che sono state raccontate per mezzo di questi linguaggi; quindi, una sincera ammirazione nei confronti di alcuni autori, i quali, con la loro arte, tali sentimenti hanno contribuito a diffondere. Dall’altro lato vi è, invece, una nostra valutazione.
Il cinema e il fumetto sono linguaggi coetanei, si conoscono e si frequentano da una vita. Sono ‘nati’ entrambi alla fine dell’Ottocento e cresciuti insieme nel XX secolo. Alla continua ricerca della propria identità e dei limiti delle proprie potenzialità espressive, spesso si sono reciprocamente studiati e volentieri hanno attinto l’uno al bagaglio linguistico dell’altro: osserviamo che, quando certi film si riconoscono come ‘debitori’ del fumetto o molte storie a fumetti vengono definite‘cinematografiche’, talvolta si parla delle tematiche affrontate, ma più di frequente il riferimento riguarda le tecniche linguistiche adottate per raccontare. La valutazione ha a che vedere, appunto, con questa tipologia di casi: crediamo sia opportuno notare che, quando tra due linguaggi come il cinema e il fumetto, dotati ognuno di statuto autonomo, avviene un prestito linguistico di questo genere, siamo in presenza di un particolare tipo di traduzione intersemiotica. Christian Metz ne ha offerto una spiegazione, parlandone in termini di interferenza semiologica tra linguaggi.