LA TRADUZIONE ‘ATTRAVERSO’ LA TRADIZIONE E LA TRA-DIZIONE CULTURALE: IL CASO LETTERARIO ARGENTINO

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Pubblicato

2014-10-23

DOI:

https://doi.org/10.13138/2037-7037/971

Autori

  • Adriana Crolla unimc

Abstract

Nei paradigmi teorici attuali sulla traduzione c’è, dopo i già canonici progetti di George Steiner (1980) e di Jacques Derrida (1987), un prima e dopo Babele e un prima e dopo “detours di Babele”1. Anche se la traduzione è un’attività che accompagna l’uomo sin dalle sue origini (ed il mito babelico lo certifica), è l’avvento del villaggio globale e dei processi della seconda metà del secolo XX
che ha provocato, durante le ultime decadi, un ragguardevole auge di studi sulla traduzione e una ridefinizione della sua funzione come pratica sociale. La riflessione teorica e disciplinare e le sue innegabili interrelazioni con le nuove correnti filosofiche hanno cambiato il nostro modo di ‘vedere’ la traduzione facendo sì che, da subalterna ed invisibile attività interlinguistica, fosse riconosciuta come il paradigma di ogni pratica d’intermediazione linguistica, semiotica e culturale.