Call Heteroglossia n. 21 e 22, anno 2025

2025-03-10

HETEROGLOSSIA

Quaderni di Linguaggi e Interdisciplinarità

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Rivista on line Interdipartimentale dell'Ateneo— Università degli Studi di Macerata —.

Call Heteroglossia n. 21, anno 2025 Call for papersI LINGUAGGI DELLE MIGRAZIONI

Numero 21 a cura di Valerio Massimo De Angelis

Il fenomeno umano più rilevante dell’inizio del nuovo millennio è probabilmente quello delle grandi migrazioni, che nell’arco di25 anni hanno coinvolto un numero di migranti di gran lunga superiore a quanto registrato in precedenza. Le cause sono fin troppo note, così come le risposte, che si sono concretizzate pressoché unicamente in politiche di limitazione e respingimento dei flussi in arrivo nei paesi più “ricchi”, con un’attenzione assai minore per le modalità di accoglienza e inserimento nei nuovi contesti socio-culturali di chi è andato via dai luoghi d’origine.

Una dimensione di questo fenomeno che finora è stata studiata, nel campo delle scienze sociali, prevalentemente nella prospettiva dell’individuazione delle strategie più efficaci per raggiungere la cosiddetta “integrazione” dei soggetti migranti è stata quella dell’interazione tra le diverse sfere linguistico-culturali, investigata soprattutto nell’ambito dei sistemi educativi. Meno analizzato, nell’area degli studi linguistico-letterari o delle scienze della comunicazione, è stato il complesso dei processi di produzione delle rappresentazioni dell’esperienza migrante sui due fronti del “confine” che separa chi si muove da uno spazio all’altro e chi invece già abita i luoghi in cui si recano queste “persone in movimento”. Il fuoco dell’indagine si è concentrato principalmente sia sugli stereotipi e sui pregiudizi che generano l’immagine dell’altro come “invasore” sia sulle strategie di autorappresentazione dei membri delle comunità migranti, e soprattutto in quest’ultimo ambito ovviamente la componente linguistica (o meglio multi- e plurilinguistica) è ritenuta determinante.

La call for papers intende andare oltre tali prospettive (anche se tendendole sempre in indispensabile considerazione) con l’ambizione di promuovere una visione più articolata di questi processi di produzione di testi e immagini, e di identificare quali sistemi di significazione codificata (cioè, in una parola, “linguaggi”) entrano in gioco quando si tratta di “parlare” dell’esperienza migrante (o di farla “vedere”).

Si invita quindi chi abbia interesse a presentare un contributo a prendere in esame i seguenti temi (o altri che siano in qualche modo

coerenti con essi), in riferimento agli orizzonti più avanzati della ricerca sociologica, linguistica e culturologica sulle migrazioni:

- i linguaggi delle diaspore e i fenomeni del bi/plurilinguismo;

- le pratiche di traduzione e mediazione interculturale;

- il ruolo delle piattaforme digitali nella creazione di comunità transnazionali e nel mantenimento dell’identità culturale;

- le retoriche impiegate dai linguaggi della politica in Italia e negli altri “luoghi di arrivo” delle migrazioni;

- le tipologie di forme discorsive (linguistiche e visive) diffuse dai mezzi di comunicazione di massa nell’Occidente/nel Nord del mondo;

- la risposta dei sistemi educativi rispetto alla coesistenza (e alla frizione) di più universi linguistico-culturali nell’ambiente scolastico e nei contesti formativi formali e non formali;

- le dimensioni di “razza”, genere, orientamento sessuale, religione, abilità/disabilità, età, ecc. (e le loro intersezioni) nei discorsi sulle migrazioni;

- le rappresentazioni delle cause e delle conseguenze dei flussi migratori in uscita nei paesi di origine dei soggetti migranti;

- i linguaggi della codificazione letteraria, audiovisiva o artistica dell’esperienza migrante;

- l’interazione tra lingue diverse nei discorsi (letterari/artistici e non) sull’esperienza migrante.

  • Le proposte potranno essere presentate inviando un abstract di 300/500 parole in italiano, inglese, spagnolo, francese o tedesco entro il 30 aprile 2025. Entro il 15 maggio 2025 verrà comunicato agli autori e alle autrici, i cui abstracts siano stati accettati, di inviare il proprio articolo (di circa 40.000 caratteri, spazi inclusi) entro il 31 luglio 2025.
  • Per qualsiasi ulteriore chiarimento: valerio.deangelis@unimc.it
  • Saranno accettati contributi nelle seguenti lingue: italiano, inglese, spagnolo, tedesco e francese. Le norme tipografiche sono reperibili sul sito:

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Se ci dovessero essere dei problemi si prega di contattare Irene Arbusti:  i.arbusti@unimc.it

 

Call for papersTHE LANGUAGES OF MIGRATIONS

Issue 21 edited by Valerio Massimo De Angelis

The most relevant human phenomenon of the early 21st century is probably that of great migrations, which in 25 years have involved a far higher number of migrants than in the past. The causes are well known, as well as the answers, almost totally limited to the policies of containment and refusal of entry to the flux of migrants in the “richer” countries, with a far lesser attention devoted to how people who have left their places of origin are received and integrated in the new social and cultural contexts.

One of the dimensions of this phenomenon that until now has been studied, in the field of social sciences, above all to determine the most efficient strategies to obtain the so-called “integration” of migrants, has been the interaction among the different linguistic and cultural spheres, especially as regards education systems. Much less analyzed, in the areas of linguistic and literary studies and of communication sciences, have been the processes of production of the representation of migrant experiences on the two sides of the “borders” separating those who move from one space to the other and those who instead already inhabit the places where those “moving subjects” come to live. The investigation has mainly focused both on the stereotypes and prejudices that generate the image of the other as “invader” and on the strategies of self-representation of the members of migrant communities, and especially in this last field the linguistic (or better still multi- and plurilingual) dimension has been deemed fundamental.

This call for papers aims at going beyond such perspectives (even if it indispensably keeps them into account), with the ambition of promoting a more articulated vision of these processes of production of texts and images, and of identifying which systems of codified signification (that is, which “languages”) come into play when it comes to “talk about” the migrant experience (or make it “visible”).

We therefore invite whoever may be interested in submitting a contribution to examine the following themes (or any other that may be in some way coherent with them) by placing them inside the horizons of the most advanced sociological, linguistic and cultural studies on migrations:

 

  • the languages of diasporas and the phenomema of bi/plurilingualism;
  • the practices of intercultural translation and mediation;
  • the role of digital platforms in creating transnational communities and in maintaining cultural identities;
  • the rhetorics used by the languages of politics in Italy and in the other migrants’ “places of destination”;
  • the typologies of discursive (linguistic and visual) forms spread by mass media in the Western/Northern world;
  • the response of education systems to the coexistence (and friction) of different linguistic and cultural universes in the school environment and in other formal and non-formal learning contexts;
  • the dimensions of “race,” gender, sexual orientation, religion, ability/disability, age, etc. (and their intersections) in discourses about migrations;
  • the representation of the causes and consequences of migration flows in the countries the migrant subjects come from;
  • the languages of literary, audiovisual or artistic encoding of the migrant experience;
  • the interaction of different languages in literary and non-literary discourses about migrant experiences.
  • We invite to submit a 300/500-word abstract in Italian, English, Spanish, French or German by April 30, 2025. Authors, whose abstracts have been accepted, will be notified by May 15 to send their article (of approximately 40,000 characters, including spaces) by July 31, 2025.
  • Articles should be uploaded on the platform by logging in (after registration):

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  • For any questions please contact at: valerio.deangelis@unimc.it
  • Contributions will be accepted in the following languages: Italian, English, Spanish, German, French. Typographical standards can be found at:

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 If there are any problems please contact Irene Arbusti: i.arbusti@unimc.it.

Convocatoria de artículosLAS LENGUAS DE LA MIGRACIÓN

número 21 Editado por Valerio Massimo De angelis

El fenómeno humano más significativo del comienzo del nuevo milenio es probablemente el de las grandes migraciones, que en el espacio de 25 años han implicado a muchos más emigrantes que los registrados anteriormente. Las causas son de sobra conocidas, al igual que las respuestas, que han adoptado casi exclusivamente la forma de políticas de limitación y rechazo de los flujos que llegan a los países «más ricos», prestando mucha menos atención a las formas de acogida e integración en sus nuevos contextos socioculturales de quienes han abandonado sus lugares de origen.

Una dimensión de este fenómeno que hasta ahora se ha estudiado, en el ámbito de las ciencias sociales, principalmente desde la perspectiva de la identificación de las estrategias más eficaces para lograr la llamada «integración» de los sujetos migrantes, ha sido la de la interacción entre las distintas esferas lingüístico-culturales, investigada sobre todo en el ámbito de los sistemas educativos. Menos analizado, en el ámbito de los estudios lingüístico-literarios o de las ciencias de la comunicación, ha sido el complejo de los procesos de producción de las representaciones de la experiencia migrante en los dos frentes de la «frontera» que separa a quienes se desplazan de un espacio a otro y a quienes ya habitan los lugares por donde transitan estas «personas en movimiento». El foco de la investigación se ha centrado principalmente tanto en los estereotipos y prejuicios que generan la imagen del otro como «invasor» como en las estrategias de autorrepresentación de los miembros de las comunidades migrantes, y especialmente en este último ámbito se considera decisivo, obviamente, el componente lingüístico (o más bien multi y multilingüístico).

La convocatoria de ponencias pretende ir más allá de estas perspectivas (aunque siempre teniéndolas en cuenta de forma indispensable) con la ambición de promover una visión más articulada de estos procesos de producción de textos e imágenes, e identificar qué sistemas de significación codificados (es decir, «lenguajes») entran en juego a la hora de «hablar» de (o «ver») la experiencia migrante.

Por tanto, invitamos a los interesados en presentar una contribución a que consideren los siguientes temas (u otros que de algún modo sean coherentes con ellos), con referencia a los horizontes más avanzados de la investigación sociológica, lingüística y culturológica sobre las migraciones:

 

- las lenguas de las diásporas y los fenómenos del bi/plurilingüismo;

- las prácticas de traducción y la mediación intercultural;

-el papel de las plataformas digitales en la creación de comunidades transnacionales y el mantenimiento de la identidad cultural;

-las retóricas empleadas por las lenguas de la política en Italia y en los demás «lugares de llegada» de las migraciones;

-los tipos de formas discursivas (lingüísticas y visuales) difundidas por los medios de comunicación de masas en el Oeste/en el Norte del mundo;

-la respuesta de los sistemas educativos a la coexistencia (y fricción) de varios universos lingüístico-culturales en el entorno escolar y en contextos educativos formales y no formales;

-las dimensiones de «raza», género, orientación sexual, religión, capacidad/ discapacidad, edad, etc. (y sus intersecciones) en los discursos sobre la migración;

-las representaciones de las causas y consecuencias de los flujos migratorios en los países de origen de los migrantes;

-los lenguajes de codificación literaria, audiovisual o artística de la experiencia migratoria;

-la interacción entre los distintos lenguajes en los discursos (literarios/artísticos y de otro tipo) sobre la experiencia migratoria.

  • Las propuestas podrán presentarse enviando un resumen de 300/500 palabras en italiano, inglés, español, francés o alemán antes del 30 de abril de 2025. Los autores cuyos resúmenes hayan sido aceptados recibirán una notificación antes del 15 de mayo de 2025 para que envíen su artículo (de aproximadamente 40.000 caracteres, espacios incluidos) antes del 31 de julio de 2025.
  • Para cualquier aclaración: valerio.deangelis@unimc.it
  • Se aceptarán contribuciones en los siguientes idiomas: italiano, inglés, español, alemán y francés. Las normas tipográficas pueden consultarse en el sitio web:

https://rivisteopen.unimc.it/index.php/heteroglossia/about/submissions

Si hay algún problema, póngase en contacto con Irene Arbusti: i.arbusti@unimc.it

 Appel à communicationsLES LANGAGES DES MIGRATIONS

NUMÉRO 21 ÉDITÉ PAR  Valerio Massimo De Angelis

Le phénomène humain le plus conséquent du nouveau millénaire est sans doute celui des grandes migrations qui, durant ces deux dernières décennies, a impliqué un nombre de migrants très supérieur à tout ce qui avait été enregistré auparavant. Les causes en sont bien connues, ainsi que les réactions qui se sont essentiellement concrétisées par des politiques de limitation et de refoulement des flux à l’entrée des pays les plus « riches » et une attention très mineure quant aux modalités d’accueil et d’insertion dans de nouveaux contextes socio-culturels pour ceux qui ont quitté leurs lieux d’origine.

L’une des dimensions de ce phénomène qui a été le plus étudiée dans le champ des sciences sociales – surtout dans l’objectif d’atteindre au plus vite la fameuse « intégration » des sujets migrants – est celle de l’interaction entre les diverses sphères linguistico-culturelles, en particulier dans le domaine des systèmes éducatifs. Pour ce qui est des études linguistico-littéraires ainsi que des sciences de la communication, un aspect a été moins analysé : celui de l’ensemble des processus de production des représentations de l’expérience migrante sur les deux fronts de la « frontière » qui sépare ceux qui se déplacent d’un espace à l’autre et ceux qui au contraire habitent déjà les lieux où se rendent ces « personnes en mouvement ». Le focus des enquêtes a pointé principalement sur les stéréotypes et les préjugés qui génèrent une image de l’autre comme « envahisseur » ainsi que sur les stratégies d’autoreprésentation des membres de la communauté migrante, et surtout dans ce cas sur la composante linguistique (ou mieux multi- et plurilinguistique) qui est considérée comme déterminante.

L’appel à communications envisage de dépasser ces perspectives (tout en les tenant naturellement en considération) dans l’ambition de promouvoir une vision plus articulée de ces processus de production de textes et d’images, ainsi que d’identifier quels sont les systèmes de signification codifiée (en un mot, les « langages ») qui entrent en jeu quand il s’agit de « parler » de l’expérience migrante ou de la faire « voir ».

Les chercheurs qui souhaitent présenter une contribution sont invités à prendre en examen les thèmes suivants (ou d’autres du moment qu’ils entrent en cohérence), en référence aux horizons les plus actuels de la recherche sociologique, linguistique et culturologique sur les migrations :

  • les langages des diasporas et les phénomènes de bi/plurilinguisme ;
  • les pratiques de traduction et de médiation interculturelle ;
  • le rôle des plateformes digitales dans la création de communautés transnationales et dans le maintien de l’identité culturelle ;
  • les rhétoriques employées dans les langages de la politique en Italie et autres « pays d’arrivée » des migrations ;
  • les typologies de formes discursives (linguistiques et visuelles) diffusées par les moyens de communication de masse en occident/hémisphère nord du monde ;
  • la réponse de systèmes éducatifs face à la coexistence (et aux frictions) entre plusieurs univers linguistico-culturels dans le milieu éducatif et dans les contextes de formation formels et informels ;
  • les dimensions de « race », genre, orientation sexuelle, religion, handicap, âge etc. ainsi que leurs intersections dans les discours sur les migrations ;
  • les représentations des causes et des conséquences des flux migratoires en sortie au sein des pays d’origine des sujets migrants ;
  • les langages de la codification littéraire, audio-visuelle ou artistique de l’expérience migrante ;
  • l’interaction entre les diverses langues dans les discours (littéraires ou non) sur l’expérience migrante.

 

  • Les propositions pourront être présentées en envoyant un résumé de 300/500 mots en italien, anglais, espagnol, français ou allemand avant le 30 avril 2025. Pour le 15 mai 2025 les auteurs et autrices dont les résumés auront été sélectionnés, recevront une invitation à envoyer leur article (d’environ 40.000 caractères, espaces compris) avant le 31 juillet 2025.
  • Pour tout renseignement complémentaire contacter : valerio.deangelis@unimc.it
  • Les communications sont acceptées dans les langues suivantes : italien, anglais, espagnol, allemand et français. Les normes éditoriales sont disponibles sur le site: https://rivisteopen.unimc.it/index.php/heteroglossia/about/submissions
  • Les articles devront être déposés sur la plateforme éditoriale de la revue sur laquelle l’auteur/autrice doit s’enregistrer :

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Pour les problèmes techniques, contacter Irene Arbusti :  i.arbusti@unimc.it

Call for papers: Personale e politico

Numero 22 a cura di Ronald Car

La cultura democratica si esprime, oltre che con il voto segreto, anche con altre forme in cui la sfera personale si apre alla dimensione politica. Storicamente, i canali privilegiati di comunicazione informale sono stati la petizione e la lettera inviata dai cittadini agli esponenti di spicco del sistema istituzionale; con la disintermediazione della comunicazione politica nell’era digitale, le varie modalità di messaggistica online hanno acquistato una sempre maggiore rilevanza, anche per le ripercussioni sulle forme istituzionalizzate di dialogo tra governanti e governati. Rispetto al carattere organizzato, professionale, e quindi anche chiuso e gerarchico dell’odierna rappresentanza, tali forme appaiono indubbiamente più caotiche, inesperte, ma anche più aperte e potenzialmente egualitarie. Le intenzioni di quanti scrivono possono dipendere dalla loro ingenuità, dal rifiuto di accettare le regole del dialogo predisposte dai detentori del potere, o dalla sensazione di marginalità di individui e gruppi sociali discriminati, fragili o privi di voto. Basti pensare, in questo senso, allo slogan “il personale è politico” popolarizzato nel 1970 dalla femminista Carol Hanisch.

Una lettera, un breve post o una petizione collettiva, strutturata secondo modalità tradizionali o online, su piattaforme quali change.org, ci raccontano il vissuto personale di un singolo o di un gruppo sociale e possono essere intese come un modo per vivificare e rendere più incisiva la partecipazione democratica. Sovente denunciano la restrizione e l’ossificazione dei canali istituzionali, nonché la sensazione che il singolo elettore, benché elemento cardine della democrazia di massa, acquisti voce solo nella forma aggregata del risultato elettorale. Tale aspetto impone al cittadino di accettare la propria “trivialità”, come lamentava Hegel denunciando la riduzione del singolo elettore ad “individuo astratto” il cui voto “pende nell’aria”.

Non è un caso quindi se la modernità, intesa come progressiva massificazione, razionalizzazione e spersonalizzazione del rapporto tra il governante e il governato, nutra una diffusa nostalgia per la dimensione affettiva e quindi personalizzata della comunicazione politica. L’anonimato che contraddistingue il momento della dichiarazione di voto può essere inteso con favore, come uno schermo protettivo nei confronti della sfera personale del cittadino. Ma può anche essere vissuto con disagio, come un segno di alienazione nei confronti di un potere lontano che ci dirige senza veramente conoscerci.

Da qui, la fuga nel premoderno rapporto diretto con il potente, al punto che si è tentati di assegnare a queste voci dal basso una collocazione quasi liminale rispetto al tema della democrazia. I tentativi dei cittadini di istituire un canale di comunicazione più personalizzato sono difatti intrisi di aspetti ambigui e ambivalenti che, tuttavia, costituiscono stimoli per una riflessione non scontata sull’evoluzione della cultura politica. La chiara distinzione tra modernità e premodernità si perde tra le righe di chi, scrivendo al titolare delle cariche istituzionali, combina registri linguistici teoricamente incompatibili. Non dobbiamo stupirci nel vedere i cittadini di uno stato moderno accostare la rivendicazione dei loro diritti nei confronti del servizio pubblico con suppliche, adulazioni o minacce personali, che caratterizzavano l’atteggiamento del suddito premoderno e che oggi riemergono (si pensi al fenomeno degli “haters”).

La call for papers è intesa in un’ottica interdisciplinare, al fine di mettere a confronto riflessioni semantiche, linguistico-letterarie e sui media, con studi sociologici, psicologici, antropologici e di genere, nonché quelli politico-filosofici e di storia del pensiero e delle istituzioni politiche. Lungo queste linee, si accoglieranno contributi che intendano indagare alcuni aspetti di interesse, quali:

  • I registri linguistici;
  • La risonanza mediatica;
  • Il retroterra psicologico e socio-culturale;
  • Le questioni di genere;
  • Diverse concezioni di democrazia;
  • Il rapporto con la sfera istituzionale.

 

  • Le proposte potranno essere presentate inviando un abstract di 300/500 parole in italiano o in inglese entro il 30 aprile 2025. Entro il 15 maggio 2025 verrà comunicato agli autori e alle autrici, i cui abstracts sono stati accettati, di inviare il proprio articolo (di circa 40.000 caratteri, spazi inclusi) entro il 31 luglio 2025.
  • Per qualsiasi ulteriore chiarimento: ronald.car@unimc.it
  • Saranno accettati contributi nelle seguenti lingue: italiano, inglese, spagnolo, tedesco e francese. Le norme tipografiche sono reperibili sul sito:

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  • Gli articoli dovranno essere inseriti sulla piattaforma mediante il login (dopo previa registrazione):

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Call for papers: Personal and political

Issue 22 edited by Ronald Car

Democratic culture is expressed not only with the secret vote, but also with other forms in which the personal sphere opens to the political dimension. Historically, the privileged channels of informal communication have been the petition and the letter sent by citizens to the leading exponents of the institutional system; with the disintermediation of political communication in the digital age, the various methods of online messaging have acquired ever greater relevance, also due to the repercussions on institutionalized forms of dialogue between governors and the governed. Compared to the organised, professional, and therefore also closed and hierarchical character of today's representation, these forms undoubtedly appear more chaotic, inexperienced, but also more open and potentially egalitarian. The intentions of those who write may depend on their naivety, on their refusal to accept the rules of dialogue established by those in power, or on the feeling of marginality of individuals and social groups who are discriminated against, fragile or without a vote. Quite telling, in this sense, was the slogan "the personal is political" popularized in 1970 by the feminist Carol Hanisch.

A letter, a short post or a collective petition, structured according to traditional or online methods, on platforms such as change.org, tell us about the personal experience of an individual or a social group and can add colour and incisiveness to democratic participation. They often denounce the restriction and ossification of institutional channels, as well as the feeling that the individual voter, although a key element of mass democracy, acquires a voice only in the aggregate form of the electoral result. This aspect requires the citizen to accept his own "triviality", as Hegel complained, denouncing the reduction of the individual voter to an "abstract individual" whose vote "hangs in the air".

It is therefore no coincidence that modernity, understood as the progressive massification, rationalization and depersonalization of the relationship between the ruler and the governed, nourishes a widespread nostalgia for a more affective and personalized dimension of political communication. The anonymity that characterizes the moment of declaration of vote can be understood favourably, as a shield protecting the citizen's personal sphere. But it can also be experienced with discomfort, as a sign of alienation from a distant power that directs us without truly knowing us.

Hence the escape into the pre-modern direct relationship with the powerful, to the point that we often assign to these voices from below a liminal position within the framework of modern democracy. Citizens' attempts to establish a more personalized communication channel are in fact imbued with ambiguous and ambivalent aspects, which call for a more nuanced reflection on the evolution of political culture. The clear distinction between modernity and pre-modernity often appears lost between the lines of those who, while writing to the holder of institutional offices, combine theoretically incompatible linguistic registers. We should not be surprised to see the citizens of a modern state claim their rights towards the public service in terms compatible with a modern understanding of citizenship, and at the same time resort to pleas, flattery or personal threats, which characterized the attitude of the pre-modern subject, and today re-emerge as online hate speech.

The call for papers aims to compare in an interdisciplinary perspective the semantic, linguistic-literary and mediatic reflections with sociological, psychological, anthropological and gender studies, as well as political-philosophical ones and those in history of political doctrines and institutions. Along these lines, we will welcome contributions that intend to investigate some aspects of interest, such as:

- Linguistic registers;

- Media coverage;

- The psychological and socio-cultural background;

- Gender issues;

- Different conceptions of democracy;

- The relationship with the institutional sphere.

  • We invite to submit a 300/500-word abstract in Italian, English, Spanish, French or German by April 30, 2025. Authors, whose abstracts have been accepted, will be notified by May 15 to send their article (of approximately 40,000 characters, including spaces) by July 31, 2025.
  • Articles should be uploaded on the platform by logging in (after registration):

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  • For any questions please contact at: ronald.car@unimc.it
  • Contributions will be accepted in the following languages: Italian, English, Spanish, German, French. Typographical standards can be found at:

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Convocatoria de artículos: Personal y político

número 22 Editado por Ronald Car

Además del voto secreto, la cultura democrática se expresa también a través de otras formas en las que la esfera personal se abre a la dimensión política. Históricamente, los canales privilegiados de comunicación informal han sido la petición y la carta enviadas por los ciudadanos a miembros destacados del sistema institucional; con la desintermediación de la comunicación política en la era digital, las diversas modalidades de mensajería en línea han adquirido una relevancia creciente, entre otras cosas por sus repercusiones en las formas institucionalizadas de diálogo entre gobernantes y gobernados. Frente al carácter organizado, profesional y, por tanto, también cerrado y jerárquico de la representación actual, tales formas parecen sin duda más caóticas, inexpertas, pero también más abiertas y con un potencial igualitario. Las intenciones de quienes escriben pueden depender de su ingenuidad, de su negativa a aceptar las reglas del diálogo establecidas por quienes detentan el poder, o del sentimiento de marginalidad de individuos y grupos sociales discriminados, frágiles o privados de derechos. Basta pensar, en este sentido, en el eslogan «lo personal es político» popularizado en 1970 por la feminista Carol Hanisch.

Una carta, un breve post o una petición colectiva, estructurados de la forma tradicional o en línea, en plataformas como change.org, nos hablan de la experiencia personal de un individuo o de un grupo social y pueden entenderse como una forma de avivar y hacer más incisiva la participación democrática. A menudo denuncian la restricción y osificación de los canales institucionales, así como la sensación de que el votante individual, pese a ser un elemento fundamental de la democracia de masas, sólo obtiene voz en la forma agregada del resultado electoral. Este aspecto exige que el ciudadano acepte su propia «trivialidad», como lamentaba Hegel al denunciar la reducción del votante individual a un «individuo abstracto» cuyo voto «pende del aire».

No es casualidad, pues, que la modernidad, entendida como la progresiva masificación, racionalización y despersonalización de la relación entre gobernantes y gobernados, alimente una extendida nostalgia por la dimensión afectiva y, por tanto, personalizada de la comunicación política. El anonimato que caracteriza el momento de la declaración del voto puede entenderse con agrado, como una pantalla protectora de la esfera personal del ciudadano. Pero también puede vivirse con malestar, como signo de alienación de un poder lejano que nos dirige sin conocernos.

De ahí la huida hacia la relación directa premoderna con los poderosos, hasta el punto de que uno se siente tentado de asignar a estas voces de abajo una posición casi liminal con respecto a la cuestión de la democracia. De hecho, los intentos de los ciudadanos por establecer un canal de comunicación más personalizado están impregnados de aspectos ambiguos y ambivalentes que, sin embargo, son estímulos para una reflexión imprevista sobre la evolución de la cultura política. La clara distinción entre modernidad y premodernidad se pierde entre las líneas de quienes combinan registros lingüísticos teóricamente incompatibles cuando se dirigen al titular de los cargos institucionales. No debería sorprendernos ver a los ciudadanos de un Estado moderno yuxtaponer la reivindicación de sus derechos frente a la función pública a las súplicas, halagos o amenazas personales, que caracterizaban la actitud del sujeto premoderno y que resurgen en la actualidad (piénsese en el fenómeno de los «haters»).

La convocatoria se plantea desde una perspectiva interdisciplinar, con el objetivo de confrontar las reflexiones semánticas, lingüístico-literarias y mediáticas con los estudios sociológicos, psicológicos, antropológicos y de género, así como con los estudios político-filosóficos y de historia del pensamiento político y de las instituciones políticas. En esta línea, se recibirán las contribuciones que pretendan indagar en determinados aspectos de interés, tales como:

 

- Los registros lingüísticos;

- La resonancia mediática;

- El trasfondo psicológico y sociocultural;

- Las cuestiones de género;

- Diferentes concepciones de la democracia;

- La relación con la esfera institucional.

  • Las propuestas pueden presentarse enviando un resumen de 300/500 palabras en italiano, inglés, español, francés o alemán antes del 30 de abril de 2025. Los autores, cuyos resúmenes hayan sido aceptados, recibirán una notificación antes del 15 de mayo de 2025 para que envíen su artículo (de aproximadamente 40.000 caracteres, espacios incluidos) antes del 31 de julio de 2025.
  • Los artículos deben cargarse en la plataforma iniciando sesión (previo registro); https://rivisteopen.unimc.it/index.php/heteroglossia/about/submissions
  • Para cualquier aclaración: ronald.car@unimc.it
  • Se aceptarán contribuciones en los siguientes idiomas: italiano, inglés, español, alemán y francés. Las normas tipográficas pueden consultarse en:

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Appel à communications : Le personnel et le politique

NUMÉRO 22 ÉDITÉ PAR Ronald Car

La culture démocratique s’exprime, outre par le bulletin électoral secret, par d’autres formes de communication où la sphère personnelle s’ouvre à la dimension politique. Au cours de l’histoire, les canaux privilégiés en ce sens ont été la pétition et la lettre envoyée par des citoyens aux dirigeants du système institutionnel. Avec l’effacement, à l’ère du numérique, des formes de médiations dans la communication politique, les diverses modalités de messagerie en ligne ont acquis une importance de plus en plus grande, entrainant de notables répercussions sur les formes institutionalisées du dialogue entre les gouvernants et les gouvernés. Par rapport au caractère structuré, professionnel, et donc aussi fermé et hiérarchisé, de l’instance de représentation, ces formes de communication contemporaine apparaissent sans doute plus chaotiques, inexpertes, mais aussi plus ouvertes et potentiellement égalitaires. Les intentions de ceux qui écrivent peuvent être marquées d’ingénuité, dépendre d’un refus d’accepter les règles du dialogue dictées par les détenteurs du pouvoir, ou bien encore refléter la sensation de marginalisation des individus ou de groupes sociaux discriminés, fragiles ou privés de droit de vote. On se souvient à ce propos du slogan « le personnel est politique » lancé en 1970 par la féministe Carol Hanisch.

Une lettre, un message bref sur les réseaux ou une pétition collective, qu’elle soit structurée selon des modalités traditionnelles ou en ligne sur des plates-formes du type change.org, nous racontent le vécu personnel d’un individu ou d’un groupe social et peuvent être interprétés come une façon de vivifier et rendre plus efficace la participation démocratique. Ces communications dénoncent souvent les restrictions et rigidités des canaux institutionnels, et font émerger la sensation que l’électeur, bien que constituant un élément fondateur de la démocratie de masse, n’acquiert de voix que sous la forme agrégée du résultat électoral. Cet aspect impose au citoyen d’accepter sa propre « trivialité », comme le dénonçait Hegel, pointant du doigt la réduction de l’électeur à un « individu abstrait » dont le vote « est suspendu en l’air ».

Ce n’est donc pas un hasard si la modernité, dans le sens d’une tendance à la massification, rationalisation et dépersonnalisation du rapport entre le gouvernant et le gouverné, nourrit par ailleurs une certaine nostalgie pour la dimension affective, et donc personnalisée, dans la communication politique. L’anonymat qui caractérise le moment du vote peut être vu favorablement comme un écran de protection par rapport à la sphère personnelle du citoyen. Mais il peut aussi être vécu dans le malaise, comme signe d’une aliénation face à un pouvoir lointain qui nous dirige sans nous connaitre. De là cette fuite dans la recherche d’un rapport direct, prémoderne, avec le puissant, au point que l’on est tentés d’attribuer à ces voix venues d’en bas une collocation liminale par rapport au thème de la démocratie. Les tentatives des citoyens pour instituer un canal de communication plus personnalisé sont en effet imprégnées d’aspects ambigus ou ambivalents qui cependant constituent des stimulus pour une réflexion originale sur l’évolution de la culture politique. La distinction entre modernité et pré-modernité se perd entre les lignes de celui qui, écrivant au titulaire de charges institutionnelles, mêle des registres linguistiques théoriquement incompatibles. On observe alors que les citoyens d’un état moderne combinent la revendication de leurs droits, par exemple auprès du service public, avec des supplications, adulations ou des menaces personnelles qui caractérisaient plutôt la posture du sujet pré-moderne mais qui refont surface aujourd’hui (que l’on pense au phénomène des “haters”).

L’appel à contributions s’inscrit dans une démarche interdisciplinaire afin de confronter des réflexions sémantiques, linguistico-littéraires, médiatiques, avec des approches sociologiques, psychologiques, anthropologiques et de genre, mais aussi des études politico-philosophiques et d’histoire de la pensée et des institutions politiques. Dans cette ligne nous accueillerons les contributions qui prendront pour objet de leur enquête certains aspects de la problématique esquissée, comme :

  • Les registres linguistiques
  • La résonnance médiatique
  • Les fondements psychologiques et socio-culturels
  • Les diverses conceptions de la démocratie
  • Le rapport avec la sphère institutionnelle.
  • Les propositions pourront être envoyées en présentant un résumé de 300/500 mots en italien, anglais, espagnol, français ou allemand, avant le 30 avril 2025. Les auteurs dont les résumés auront été acceptés seront informés avant le 15 mai 2025 et devront soumettre leur article (d'environ 40.000 caractères, espaces compris) avant le 31 juillet 2025.
  • Les articles devront être insérés sur la plateforme éditoriale prévoyant une inscription de l’auteur : https://rivisteopen.unimc.it/index.php/heteroglossia/about/submissions
  • Pour tout renseignement complémentaire : ronald.car@unimc.it
  • Les articles pourront être rédigés dans les langues suivantes : italien, anglais, espagnol, allemand et français. Les normes de rédaction sont à disposition sur le site:

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