Fondere è confondere/To fuse is to confuse
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Copyright (c) 2024 Massimo M Mazzone
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Abstract
L’intervento si sviluppa su quattro filoni principali. Il primo filone riflette sul parallelo ipotizzabile tra la produzione di opere in bronzo e le arti che usano tecniche a stampa (xilografia, calcografia, litografia etc.), ovvero, unicità e autenticità dell’opera, necessità di moltiplicare gli esemplari, pressioni del mercato, l’ambiente culturale etc. Il secondo filone analizza come le fonderie storiche, volte alla produzione di arredi urbani, arte sacra e statuaria di propaganda del nuovo Regno si siano via via riadattate per far fronte al cambiamento dei costumi, per poi cessare le attività, lasciando un vuoto difficilmente colmabile nel tessuto urbano. Il terzo filone è una riflessione sulla fonderia Giovanni e Angelo Nicci, operante a Roma dall’inizio del XX secolo agli anni ‘80. Nicci, in un primo tempo al San Michele, successivamente al Mandrione, è la fonderia che ha realizzato tra l’altro riproduzioni in bronzo di Forme uniche della continuità dello spazio di Umberto Boccioni. Il quarto filone analizza da una prospettiva di comunicazione, nell'attuale era digitale, le opere d'arte che possono essere replicate rapidamente e illimitatamente in un istante, rendendo la fruizione artistica un gesto abituale di sfogliare gli schermi con le dita. Il digitale consente un’eccezionale velocità di diffusione, ma anche indebolisce il legame con l'opera originale. I filoni trattati sono stati spesso al centro del dibattito di artisti e intellettuali. Costoro si sono interrogati e s’interrogano sul tema della riproducibilità e della molteplicità delle opere d’arte, talora partendo dal motto cinico “falsifica la moneta”, attribuito a Diogene. Tale motto trova nella moneta da 20 centesimi di euro la sua materializzazione iconica.