I beni culturali etnografici nella Commissione Franceschini: una presenza marginale / The ethnographic cultural heritage within the Commissione Franceschini: a marginal presence
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DOI:
https://doi.org/10.13138/2039-2362/2610Abstract
L’articolo esamina le modalità con cui la Commissione Franceschini (1964-1966) ha considerato e trattato i beni etnografici, tutelati dalla L. 1089/1939, nei suoi lavori e nei suoi risultati. Partendo dallo stato dell’etnografia italiana e dell’etnologia extra-europea nel contesto scientifico e istituzionale italiano della metà degli anni ’60, l’analisi si basa soprattutto sugli Atti della Commissione e sul dossier documentale conservato presso l’Archivio Storico del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, istituzione all’epoca referente per questa parte del patrimonio culturale italiano. Dall’analisi complessiva e comparativa delle fonti considerate deriva un quadro problematico, in cui si vede come questi beni siano stati poco o per nulla compresi nelle loro specificità, né supportati da figure tecnico-scientifiche interne alla Commissione: una marginalità che ha poi accompagnato costantemente il difficile, e non del tutto compiuto, processo di inserimento del patrimonio oggi chiamato demoetnoantropologico nel sistema italiano dei beni culturali.
This article focuses on the way the Commissione Franceschini (1964-1966) considered and treated the ethnographic cultural heritage – protected by the law 1089/1939 – in its work and activity. Starting from the state of Italian ethnography and non-European ethnology in the middle of the Sixties, the analysis is based especially on the proceedings of the Commission and on the documentary dossier kept in the Archivio Storico of the Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, the reference institute at that time for this part of the Italian cultural heritage. From an overall and comparative analysis of the sources taken into account, it derives a problematic picture in which it can be seen how this particular heritage has been poorly, or not at all, understood in its specificity and has not been supported by internal technical-scientific figures within the Commission: a marginality that later on has constantly accompanied the difficult, and not quite completed, inclusion process of the now called ethno-anthropological heritage in the Italian cultural heritage system.
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