Ritrovarsi: nei luoghi e nei confini / Finding oneself: in places and borders
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DOI:
https://doi.org/10.13138/2039-2362/2555Abstract
Per ri-partire il tessuto che cura l’eredità culturale, questo contributo riflette su interessi strategici, relazioni e modelli d’intervento. Dopo ben due crisi e la “rivoluzione” culturale del digitale, emerge la domanda di una nuova mediazione fra la grande potenzialità di contenuti e gli abitanti che non vi accedono. Sarà una mediazione molto più connettiva e partecipata, orientata a ricomporre la logica dicotomica-oppositiva per operare sintesi e far convergere studi umanistici, scientifici e tecnologici. La public history è strumento strategico di politiche cultural oriented perché nei territori le comunità si ri-trovino nel loro paesaggio culturale. In concreto più spazio a soft skills, metodi e stili comunicativi per rappresentare il passato come rapporto fra vivi e vivi, fra il presente di ieri e quello di oggi.
To re-start the fabric that curates cultural heritage, this essay reflects on strategic interests, relationships and intervention models. After two crises (the financial and the Covid19 pandemic) and the digital revolution, we need a new mediation between the great potential of content and the public who does not access it. It will be a much more connective and participatory mediation, aimed at recomposing the dichotomous-oppositional logic, to bring about a syntesis and bring together humanities, science and technology. Public history is a strategic tool for cultural oriented policies so that local communities can recognise themselves in their cultural landscape. In practice, more space for soft skills, methods and a serious effort to represent the past as a strong relationship among the living, and between two presents: of yesterday and of today.
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