L’Europa dell’Est: il racconto di una periferia attraverso alcune testimonianze letterarie / Eastern Europe: the tale of a periphery through some literary evidence
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DOI:
https://doi.org/10.13138/2039-2362/776Abstract
Nella testimonianza letteraria in lingua italiana di alcuni autori dell’Est Europa - Elvrira Mujčić, Ornela Vorpsi, Anilda Ibrahimi, Mihai Butcovan, Marina Sorino - approdati nel nostro paese in seguito alle guerre nazionaliste dell’ex Jugoslavia o alla caduta di regimi totalitari, si delinea un’immagine collettiva dell’Est Europa come periferia dimenticata, come non luogo della politica comunitaria incapace di intervenire se non quando il conflitto è degenerato in guerra. Il trasferimento dalla periferia al centro dà luogo a una forma di straniamento che risulta la cifra comune di tutte le narrazioni e che di fatto rivitalizza la critica nei confronti dell’identità centroeuropea sostanziata di consumismo, cultura dell’apparenza e portatrice di un messaggio democratico che è in realtà etnicamente selettivo.Il viaggio dalla Est all’Ovest europeo coincide invece con una richiesta di libertà e di inclusione da parte di soggetti intellettuali che spesso proseguono il loro percorso in direzione di nuovi luoghi elettivi non più corrispondenti alla originaria mappatura centro-periferia. Nonostante la marcata matrice autobiografica, qui non si vuole investigare la verità dei percorsi esistenziali di autori accomunati dall’esperienza della migrazione, ma la capacità simbolica di tracciare all’interno di uno spazio storico-geografico condiviso delle linee di unione e di rottura, di inclusione e di esclusione, per ridiscutere la validità simbolica di alcuni luoghi comuni della geografia europea.
The literary testimony of some Eastern European expatriate authors who write in Italian – Elvira Mujcic, Ornela Vorpsi, Anilda Ibrahimi, Mihai Butcovan, Marina Sorino – offers a coherent image of Eastern Europe, which collectively emerges as the forgotten outskirts of the continent: the site where the Community policy is either absent or behind time, as it only intervenes when conflicts escalate into a war. While claiming to belong to the cultural center, intellectuals from Eastern Europe are also eager to mark out the specificity of their peripheral origins. Furthermore, their migration from the periphery to the center gives rise to a form of estrangement that prompts a revitalized criticism of some degenerative aspects of West-centered European culture: consumerism, culture of appearance, and a form of democracy that, in fact, is ethnically selective. The center is accordingly perceived not so much as the heart of political power, nor as a significant cultural space, but as a showcase for goods. These intellectuals take a journey from East to West Europe with a demand for freedom and inclusion. When, as it often happens, this request is not met, they continue their path towards new elective destinations not exactly matched by the directional axis from periphery to center.
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