Sergio Bettini, Tiziano e la dicibilità del colore / Sergio Bettini, Titian and the verbalization of colour
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DOI:
https://doi.org/10.13138/2039-2362/4089Abstract
Con un approccio destrutturante e innovativo, nei saggi Il colore di Tiziano (1977) e Linguistica di Tiziano (1980), Sergio Bettini scandaglia l’arte del pittore cadorino e, dopo aver constatato l’ineffabilità della cromia vecelliana, si sofferma sulle difficoltà insite nella verbalizzazione del visivo, interrogandosi sulla pertinenza del linguaggio critico e mettendo in discussione le tradizionali strategie escogitate dalla storiografia per rendicontare il colore del maestro veneto. Il contributo ripercorre le riflessioni metodologiche di Bettini e ricostruisce i passaggi attraverso i quali lo studioso, grazie a un continuo dialogo con i fermenti filosofici del proprio tempo, approda prima al concetto di “struttura” e poi ad un’interpretazione della proposta tizianesca come linguaggio fluido, ancora oggi indispensabile linea-guida per inquadrare la pennellata e per interpretare la “maniera sfatta” del Vecellio.
In his essays Il colore di Tiziano (1977) and Linguistica di Tiziano (1980), the art historian Sergio Bettini takes a deconstructive and innovative approach to the art of the painter from Cadore. After having ascertained the ineffability of Titian's colour, he dwells on the difficulties inherent in the verbalization of the visual, questioning the pertinence of critical language and questioning the traditional strategies devised by scholars to account for the colour of the Venetian master. The contribution retraces Bettini's methodological reflections and reconstructs the steps through which the scholar, thanks to a continuous dialogue with the philosophical ferments of his time, arrives first at the concept of “structure” and then at an interpretation of Titian's proposal as a fluid language, still today an indispensable guideline for framing the brushstroke and interpreting the “unfinished manner” of the Late Titian.
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