Antonio Mollari e l’architettura nelle Marche dal Neoclassico al Purismo / Antonio Mollari and architecture in Marche region from Neoclassicism to Purism

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Pubblicato

2015-02-02

DOI:

https://doi.org/10.13138/2039-2362/1142

Autori

  • Fabio Mariano Università Politecnica delle Marche

Abstract

La produzione architettonica del primo Neoclassicismo “funzionalista”, introdotta negli Stati romani dal genio del Vanvitelli, con le sue opere giovanili nelle Marche aveva definito un nuovo linguaggio compositivo ed un particolare gusto semplificato del decoro architettonico giocato sull’uso del laterizio arricchito da essenziali sottolineature lapidee, che influenzerà la produzione edilizia delle Marche fin oltre il XVIII secolo. L’invasione napoleonica (1797) scuoterà le arretratezze dello Stato papalino introducendo nuovi moderni criteri di gestione del territorio e dell’urbanistica, nuovi strumenti cartografici e catastali, nuove tipologie architettoniche legate ai servizi, nuovi ruoli assegnati agli ingegneri ed architetti pubblici. Linearità, proporzione e buon gusto furono i suoi presupposti teorici; correttezza costruttiva e rispondenza razionale tra funzioni e planimetrie il metro di giudizio; una serena semplificazione delle forme costantemente collegata al programma economico si sposava col recupero dei modelli classici e vitruviani riletti attraverso la mediazione trattatistica del Vignola e soprattutto del Palladio. Tutte novità in buona parte recepite dopo la Restaurazione dello Stato Pontificio, dove la figura professionale di Antonio Mollari, dopo il suo exploit della Borsa a Trieste, si inserisce nel filone del Purismo architettonico. Si trattava di “un superamento più che una elusione dell’esperienza neoclassica”, della declinazione finale del più ampio movimento culturale europeo neoclassico, oramai esausto, collocato in pochi decenni, sino al papato di Pio IX, e prima del successivo eclettico florilegio sperimentalistico dei revivals storici.

The early architectural "functionalist" Neoclassicism introduced in the Papal State by the genius of Vanvitelli, with his early works in the Marches, had defined a new design language and a particular simplified taste in architectural decorum, played on the widespread use of clay enriched with essential emphases stone, which will affect the architectural production in the Marches to beyond the eighteenth century. The Napoleonic invasion (1797) will shake the backwardness of the state papal introducing new modern principles of land management and planning, mapping and cadastral new tools, new types of architecture-related services, new roles assigned to public engineers and architects. Linearity, proportion and good taste became theoretical assumptions; constructive correctness and rational correspondence between functions and plans became the yardstick; a serene simplification of forms constantly connected to the economic program was married with recovery of the classical models and Vitruvian read back through the mediation treatises of Vignola and especially of Palladio. All news largely implemented after the Restoration of the Papal rule, where the professional figure of Antonio Mollari, after his exploits in the new Stock Exchange Building in Trieste, is inserted in the vein of architectural Purism. It was "more than a passing circumvention the neoclassical experience", it was a final declination of the broader cultural movement of the European neoclassical, by now exhausted, placed in a few decades, until the papacy of Pius IX, and before the next eclectic anthology of historical revivals.

Biografia autore

Fabio Mariano, Università Politecnica delle Marche

Professore Ordinario di Restauro Architettonico, Dipartimento DICEA, Università Politecnica delle Marche - Facoltà di Ingegneria - Ancona

Come citare

Mariano, F. (2015). Antonio Mollari e l’architettura nelle Marche dal Neoclassico al Purismo / Antonio Mollari and architecture in Marche region from Neoclassicism to Purism. Il Capitale Culturale. Studies on the Value of Cultural Heritage, (1), 99–131. https://doi.org/10.13138/2039-2362/1142