«I contratti conclusi sotto l’impero tirannico della paura». L’accezione del timore nel diritto delle obbligazioni dell’età dei Codici
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Edito dalle EUM - Edizioni Università di Macerata - e gestito dall'Università di Macerata, Dipartimento di Giurusprudenza, il Quaderno adotta la Licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International (CC BY-NC-ND 4.0).DOI:
https://doi.org/10.13138/2704-7148/2220Abstract
In questo contribuito vorrei approfondire un aspetto in particolare, quello della paura connessa alla violenza. È certo facile immaginarne una presenza rilevante in ambito penalistico: il timore fa parte degli elementi essenziali di alcuni reati, come la pubblica intimidazione, l’estorsione, le minacce, lo stalking, solo per fare alcuni esempi; la legittima difesa si basa su una “legittima paura”, e l’elenco potrebbe continuare a lungo. Ma uno dei luoghi dove meno ci aspetteremmo di trovare una nozione precisa di tale emozione è invece proprio il Codice civile, sotterraneamente permeato dalla presenza oscura di violenza e timore: nel diritto delle obbligazioni, ma anche al riguardo del diritto matrimoniale o successorio. Qui vorrei soffermarmi sul timore che rileva come specchio di quella violenza che costituisce uno dei vizi del consenso nel contratto, trattata negli articoli 1434 e seguenti del Codice civile italiano del 1942, con una sequenza che scandisce varie tipologie di paura a partire da quella derivante dall’esposizione di se stesso e dei propri beni «ad un male ingiusto e notevole».