La paura del crimen occultum. Declinazioni del veneficio in antico regime

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Pubblicato

2019-09-27

DOI:

https://doi.org/10.13138/2704-7148/2218

Autori

  • Emila Musumeci

Abstract

In realtà, ciò è chiaramente una semplificazione visto che la paura di essere avvelenati è presente in tutta la storia dell’umanità ma, come tutte le emozioni, storicamentecambia veste senza scomparire mai del tutto, con evidenti ripercussioni anche sugli strumenti giuridici predisposti per sedarla.

Al di là delle sue innumerevoli mutazioni, ciò che è costante è comunque l’ambivalenza che caratterizza il veleno e, di conseguenza, anche il veneficio. Come già avvenuto con il termine unzione, che prima di subire uno slittamento semantico negativo di mezzo per propagare il contagio è soltanto un mero «composto di carattere medicamentoso o balsamico», allo stesso modo anche il veleno è ancora per tutto il mondo antico phàrmakon che è rimedio benefico ad un male ma anche, ambiguamente, il suo contrario cioè veleno nocivo o letale per il corpo. La stessa enigmaticità permane anche nel termine latino venenum: derivando probabilmente da Venus la dea dell’amore, della fecondità, della bellezza femminile e quindi originariamente indicante il filtro amoroso, essendo, come il suo omologo greco, ogni materia specialmente liquida capace di mutare la proprietà naturale di una cosa e presto, con l’aggiunta dell’aggettivo malum convertendosi lentamente così nel suo significato deteriore.